Istmo Nomade è un processo creativo che abbraccia i linguaggi della danza e del teatro per creare uno spettacolo-installazione multidisciplinare in cui realtà e finzione viaggiano tra confini volutamente labili. Il progetto nasce da una collaborazione tra Italia, Uruguay, Brasile e Argentina e si propone di costruire nuovi istmi, sottili fette di terra che collegano due continenti, tra i diversi paesi che accolgono il processo creativo e tra artista e spettatore.
Questo progetto, nato prima della pandemia mondiale, nasce dalla volontà di indagare su alcune domande: In questo mondo contemporaneo in cui la parola migrazione è sulla bocca di tutti cos’è che consideriamo casa? Le quattro mura che ci circondano o il paese di origine? E quanto indietro si va per cercare l’origine? Forse la casa non è un luogo fisico. Poco dopo la sua nascita ci siamo trovati catapultati nell’emergenza sanitaria, che ci ha confinato in casa. Vivendo l’isolamento e la costrizione abbiamo capito che per noi il “nomadismo” è una necessità primaria, una forma di precarietà totale che però ci tiene vivi generando un terreno instabile con un potenziale creativo da esplorare e condividere per proporre un ribaltamento di valori, che vede nel movimento e nello spostamento un sinonimo di vita. Abbiamo immaginato questo istmo nomade come un processo quotidiano sfruttando il digitale come possibilità di continuare a migrare intellettualmente e poeticamente, immaginare la casa come palcoscenico creativo, per poi uscire dagli spazi chiusi non appena possibile per riportare l’esperienza e connettere interno ed esterno.
La mobilità come esperienza e scambio tra persone trova spazio nella metodologia creativa, la scelta di lavorare coinvolgendo una rete di paesi diversi è esemplificativa di una ricchezza che riteniamo possibile solo nella contaminazione e nella creazione condivisa in cui i ruoli derivano dalle competenze di ognuno. Fausto Ribeiro si occupa della regia proponendo spunti di riflessione e improvvisazioni che sono tradotti da Lara Barzon in movimento e performance pensate per un pubblico partecipativo, mentre Florencia Ramon trasformerà gli spunti in arte plastica (disegni, dipinti, collage e installazioni) che avranno la doppia funzione di rispondere a riflessioni e suscitarne di nuove. Il materiale prodotto verrà poi integrato nello spettacolo dal vivo fungendo da scenografia e materiale di scena.